L’entroterra pugliese spicca per numerose eccellenze storiche, artistiche e gastronomiche. Tutte da scoprire, dentro e attorno il Parco Nazionale.
Se uno dice «Puglia» vengono subito in mente litorali di sabbia bianca o candide scogliere. Tutto vero, ma c’è anche un’altra Puglia, non meno bella e suggestiva, l’Alta Murgia: da godere magari proprio nei mesi
in cui il mare attrae meno, mentre l’entroterra esibisce tutti i suoi tesori.
Un castello, mille enigmi
La Puglia che non ti aspetti si chiama Alta Murgia, ossia quel sistema collinare al centro della regione che segue parallelo la costa, diventato nel 2004 Parco Nazionale per meglio tutelare le sue peculiarità paesaggistiche nonché la flora, la fauna e le tradizioni gastronomiche. Comprende territori della città metropolitana di Bari, della provincia di Barletta-Andria-Trani e della provincia di Taranto. Fulcro della Murgia è uno degli edifici più singolari, enigmatici e belli dell’intero paese. Un edificio a pianta ottagonale che dal 2002 ci portiamo in tasca, impresso sul rovescio delle monete da 1 centesimo di euro: Castel del Monte. Enigmatico a cominciare dalla sua funzione. Non è una fortezza, né una residenza di corte. Non un padiglione da caccia né una stazione di posta. Probabilmente è tutto ciò e molto altro: osservatorio astronomico, simbolo del potere temporale e di quello spirituale, ricettacolo di cultura ed espressione di un sapere simbolico. In ogni caso la suggestione che questo unicum esercita anche sul visitatore del terzo millennio è straordinaria.
La generosità della terra
La visita del Parco può continuare a Minervino Murge, suggestivo paese a balcone sulla sommità di una collina da cui si gode una vista mozzafiato, per questo noto anche come il “balcone di Puglia”. Il centro storico è di impianto medievale e il nucleo più antico, chiamato Scesciola, è “luogo del cuore” del Fai. Coronato dalla chiesa madre di S.M Assunta, è caratterizzato da un dedalo di rampe, scale, vicoli, archi di tufo tra case imbiancate a calce, strette tra loro, che danno vita a scorci sempre diversi. Nello sperone roccioso su cui sorge il paese si trovano poi diverse chiese rupestri, come la Grotta di San Michele, meno nota ma non meno suggestiva di quella garganica di Monte Sant’Angelo, e la Grotta Santuario della Madonna del Sabato, secolare meta di pellegrinaggi. Attorno, la vegetazione spontanea della Murgia regala una prelibatezze gastronomiche tutto l’anno. Selvatici o coltivati, cime di rapa e lampascioni sono altri rinomati prodotti della terra. Usati per condire le classiche orecchiette o come prelibati contorni per un’altra specialità murgese: l’agnello, cucinato al forno o in umido. Da non perdere anche i formaggi di pecora, come il celebre canestrato, a lenta stagionatura, o la fresca ricotta.
Non solo pane
Altri luoghi da visitare nel Parco della Murgia sono Altamura e Gravina di Puglia, incantevoli cittadine dal ricco passato storico-artistico arrivato intatto fino a noi. La prima è nota in tutto il mondo per il celebre pane, oggi Dop, prodotto con semole di grano duro rimacinate nelle caratteristiche forme di grande pezzatura. Indispensabili un tempo per le lunghe assenze da casa di pastori e contadini, che potevano contare sulla sua freschezza anche molti giorni dopo la cottura. Simbolo religioso e storico della città è la sua cattedrale, fondata da Federico II e ricostruita poi in stile gotico dagli Angioini, ma tutto il centro storico ha un aspetto singolare grazie ai claustri, piazzette circondate di vicoli che richiamano molto le casbah delle città arabe. L’origine sta nel fatto che l’imperatore svevo chiamò appunto genti musulmane a ripopolare la città sotto il suo regno. La città e il suo territorio sono una miniera inesauribile di scoperte lungo i millenni: dalla preistoria (orme di dinosauri e il fossile di uomo Neanderthal) all’antichità preromana (le mura megalitiche) fino alle chiese e palazzi di epoca medievale e moderna.
Il gusto per l’agrodolce
Per quanto riguarda Gravina, la tradizione propone per il suo nome un’etimologia gastronomica, che la dice lunga sulla qualità dei prodotti del suo territorio: Grana Dat et Vina (in latino: offre grano e vino). Non per nulla qui le vigne producono il Verdeca, vino bianco autoctono da gustare in purezza, mentre fra i prodotti da forno spiccano il sasanello, i calzoni alla ricotta dolce e U’ruccl o focaccia di san Giuseppe (vedi ricetta). Il primo è un dolce a base di farina, zucchero, vincotto di fichi, buccia d’arancia grattugiata, cannella e chiodi di garofano, i secondi sono un primo piatto simile ai ravioli ma dal gusto agrodolce dovuto al ripieno di ricotta, zucchero, cannella e scorza di limone grattugiato. Tra i prodotti caseari spicca il pallone di Gravina, formaggio semiduro a pasta cruda filata, prodotto con latte bovino intero. Dal punto di vista paesaggistico, Gravina può essere considerata la sorella minore di Matera.
Affacciata su un dirupo, con abitazioni rupestri sottostanti l’abitato medievale, ma con in più il Ponte dell’acquedotto, secolare collegamento tra il nucleo abitato e la chiesa della Madonna della Stella. Al secondo posto in classifica tra i “luoghi del cuore” del Fai.