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Lapponia senza buio

In questa settimana di solstizio d’estate a Hemavan, poche casette rosse e alcune strutture alberghiere pensate più che altro per accogliere gli sciatori d’inverno, il sole non tramonta mai. Siamo in Svezia, 900 chilometri a nord di Stoccolma, poco al di sotto del circolo polare artico. La gente del luogo, il popolo indigeno Sami, nelle settimane precedenti spiegano che il sole tramonta poco prima di mezzanotte per sorgere dopo l’una, ma la verità è che il buio vero non arriva mai.
Dopo alcuni giorni di luce ininterrotta la cosa diventa un po’ straniante, in un ambiente dove il paesaggio è dominato da foreste e laghi, con le vette delle montagne sullo sfondo, ancora imbiancate e alcune delle quali sciabili sotto il sole di mezzanotte.
Siamo però in bassa stagione e a maggior ragione l’ambiente colpisce per i suoi immensi spazi vuoti: in qualche modo bisogna prefisporsi prima di affrontarlo. Si potrà trovare tutta la pace che si vuole, ma probabilmente anche qualche forma di disagio, dettato dalla luce per 24 ore al giorno e dal non essere abituati ad immergersi nella natura più pura, a non saper cogliere la ricchezza quando a prima vista sembra un continuo e sempre uguale susseguirsi di alberi, acque e rocce. A ben vedere, però, questi vuoti sono molto pieni e proprio i Sami potranno essere la guida per capire ciò che a prima vista non si coglie.
Hanno trecento modi diversi per descrivere la neve, conoscono e consumano in vari modi le erbe spontanee, sanno cacciare e raccogliere, se vedono un albero ne immaginano tutti i suoi possibili utilizzi. Sono un popolo nomade trasversale alle nazioni: la loro terra comprende le parti settentrionali di Norvegia, Svezia e Finlandia, spingendosi fino in Russia. Seguono le renne nel loro migrare, attraverso le stagioni e i territori, dalla costa alle montagne. Questi animali sono la loro principale ricchezza e li consumano in tutti i modi, senza avanzarne nessuna parte. C’è anche un presidio SlowFood, il “Souvas”, carne di renna essiccata all’aria e affumicata. Il nome con cui forse sono più conosciuti è Lapponi, ma non lo accettano volentieri: gli è stato messo dagli svedesi in svedese e non è certo simpatico per loro (lapp in svedese significa straccio o macchia), come non lo è quello che hanno dato alla loro terra, Lapponia, che in realtà si chiama Sàpmi. La abitano dalla notte dei tempi, si definiscono il popolo del Sole e hanno una cultura antica, intimamente legata alla natura. Ben prima di Galileo Galilei avevano capito che la Terra ruota intorno al Sole: sintomatico del fatto che a volte le culture tradizionali riescono anche ad anticipare la scienza ufficiale.
Affidatevi a loro per comprendere nel profondo questi luoghi che sono pure ottimi per gli appassionati di trekking, mountain bike e pesca. Vi accoglieranno e vi introdurranno alle loro tradizioni, a cosa significa essere nomadi e definire la propria esistenza e le proprie attività in funzione dei cicli migratori di animali speciali come le renne e delle stagioni, qui così estreme. Oggi usano motoslitte o elicotteri per seguire e difendere le mandrie dai predatori, ma ciò non significa che una ventata di modernità abbia stravolto il loro stile di vita. Restano l’unica vera chiave per appassionarsi a queste terre e sanno offrire una gastronomia interessante, a filiera molto corta, fatta di tutto ciò che si trova nelle foreste (alci, bacche, funghi) e nei laghi e nella quale domina la carne di renna, elemento vitale per questa antica civiltà.

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